25 luglio, 8 settembre 1943: un giovane ufficiale classe 1012, uno di quelli che hanno fatto tutte le guerre del fascismo, in Africa, in Spagna, in Albania, in Grecia, in Russia, che hanno visto morire tanti compagni – illuso dalla retorica fascista ma non corrotto – si trova al crocevia della propria esistenza.
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Davanti alla catastrofe del paese, non può chiudere gli occhi, deve fare una scelta: l’Italia vera è «dall’altra parte», dove già cominciano ad organizzarsi le bande partigiane. Dopo molte difficoltà e amarezze, circondato dal sospetto per il suo passato fascista, riesce a riunire un piccolo gruppo di compagni, a conquistarsi la fiducia dei capi e a divenire, infine, uno dei protagonisti della lotta partigiana in Piemonte, il comandante del Raggruppamento Divisioni Garibaldine: Ulisse. Nelle ore terribili della fame e del freddo, dei rastrellamenti, delle rappresaglie, la speranza e la volontà di creare un mondo libero e giusto non hanno mai abbandonato i partigiani: per questo la loro guerra è stata diversa da tutte le altre, per questo Davide Lajolo (Ulisse) può scrivere a conclusione del suo libro: «Non ho mai voluto così bene alla vita. Non ho mai creduto così intensamente nella vita»