Nell’autunno del 1943 i fascisti di Ferrara malgrado lo hanno riorganizzato, il partito è lacerato tra due diverse tendenze: quella del moderato federale "Bolognesi" e quella del fanatico "Aretusi", che fa assassinare il primo e, attribuendo il delitto agli antifascisti, scatena una violenta rappresaglia, facendo fucilare undici ostaggi.
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Nell’estate del 1960 il figlio di una delle vittime, "Franco", torna a Ferrara dopo 18 anni e incontrando "Aretusi" gli stringe cordialmente la mano.
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